Conclusa la tre giorni di lavori a Perugia, proponiamo i passaggi salienti dell’intervento del presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola.
L’88ª Assemblea Generale AVIS si è chiusa con numeri importanti, soprattutto alla luce degli ultimi due anni segnati dall’emergenza pandemica. I tre giorni di lavori che hanno animato Perugia dal 20 al 22 maggio scorsi hanno rappresentato anche una preziosa occasione per fare il punto su questioni di strettissima attualità e le sfide che attenderanno il futuro avisino.
Ne ha parlato, esponendo la relazione del Consiglio Nazionale, il presidente Gianpietro Briola che, nel suo intervento di venerdì si è subito espresso sulla necessità di «salvaguardare la gratuità del dono», un passaggio che la platea ha accolto con un lungo applauso, in particolare quando Briola ha detto: «Essere parte attiva del sistema significa sorvegliare e intervenire laddove i principi del nostro operato vengano messi in discussione. Significa condurre un’incessante opera di interlocuzione con tutti i principali attori affinché la solidarietà e l’altruismo espressi attraverso la donazione di sangue ed emoderivati vengano protetti senza giungere a compromessi. Tutelare il dono significa vietarne non solo la retribuzione, ma anche il rimborso tramite forme promozionali che puntano a mercificare un gesto nobile dal profondo valore etico, umano e sociale. Se ciò accadesse sarebbe leso l’impianto del sistema italiano, basato sulla gratuità della donazione e sulla natura esclusivamente pubblica o associata della raccolta. Il ruolo di AVIS come garante del dono volontario, anonimo, periodico, responsabile, associato e soprattutto gratuito è più che mai imprescindibile».
Nella sua lunga relazione, dopo aver tracciato un bilancio dell’attività associativa dell’ultimo anno, e ribadendo il bisogno di rendere AVIS «un’associazione sempre più coesa e attenta ai bisogni dei giovani che, prima del nostro futuro, sono il nostro presente», Briola ha delineato quelle che saranno le prossime strategie: «Riorganizzazione della rete nazionale e regionale, ridisegnare la rete ospedaliera e, per la prima volta con la revisione del DM 70, la rete trasfusionale, incrementare il personale sanitario nelle unità di raccolta, sono solo alcune delle sfide che ci attendono. Il sistema informatico nazionale deve consentire un allineamento tra il SISTRA (il Sistema Informativo nazionale per i Servizi Trasfusionali, ndr) e i sistemi regionali delle singole strutture di raccolta. Inoltre, è necessaria una revisione delle tariffe di rimborso delle attività svolte dalle associazioni e federazioni di donatori di sangue a supporto del Sistema Sanitario Nazionale, garantendo a queste organizzazioni non profit la possibilità di aumentare il personale, sostenere le spese per il potenziamento degli strumenti tecnologici e dei centri di raccolta e incentivare le prenotazioni delle donazioni. Infine, vogliamo programmare campagne di comunicazione e sensibilizzazione condivise tra i diversi attori del sistema (istituzioni, associazioni dei pazienti, società scientifica) che pongano l’accento sul costante bisogno di sangue e plasma e non solo circoscritto a situazioni di emergenza».